venerdì 17 settembre 2010

LIVE REPORT: The POP GROUP, Torino 10 settembre 2010, Spazio211 (by Claudio Decastelli)

Alle 22.30, mezzora prima dell'inizio effettivo del concerto (e altrettanto dopo quello annunciato), le porte di sPAZIO 211 si chiudono: il club e' affollato, la capienza e' al limite e l'organizzazione, a malincuore (c'e' da immaginarsi) decide di non fare più entrare le decine di ritardatari che ancora stanno arrivando. Sarà per l'ingresso gratuito (scelta del festival MiTo Settembre Musica, nel cui ambito si svolge in collaborazione con Traffic – ma a Bologna il giorno prima il sold-out c'era stato anche se invece si pagava), sarà per la curiosità di rivedere musicisti che in varie esperienze hanno segnato momenti significativi della più innovativa scena rock inglese del dopo-punk, ma parecchia gente si presenta a scatola chiusa alla terza data della reunion del Pop Group, preceduta da Parigi e Bologna e seguita da due appuntamenti londinesi.
A scatola chiusa perche' la tournée non e' stata preceduta da nessun nuovo cd (invece  annunciato per il 2011) e quindi non e' dato sapere quale sia la direzione che la band ha preso nel ripresentarsi a 30 anni di distanza o quasi dallo scioglimento. Il pubblico over 40 e 50, che al bancone del bar rispetta la coda e dall'aspetto fa comunque trasparire l'attitudine al rock come stile di vita, probabilmente immagina di risentire, dalla formazione pressoche' originale, il suono pulsante e dissonante fermato nei singoli e negli LP (tre, questi ultimi, incisi e pubblicati tra il 1979 e il 1980).
Mark Stewart, cantante e autore dei testi, ha dichiarato che il ritorno riprende le cose dal punto in cui erano state interrotte. Tuttavia per il Pop Group, band allora molto avanti e moderna, sarebbe un po' poco riprendere l'attività nelle stesse condizioni in cui era quando l'aveva terminata. Ma andare oltre e riposizionarsi agli stessi livelli di una volta non e' pero piu' tanto facile', data la quantità di novità che nella musica sono nel frattempo intervenute. E quindi puo' essere plausibile il dubbio circa il fatto che la reunion alla fine possa essere più di forma che non di sostanza musicale.
Non aiuta pero' a sciogliere questo dubbio l'introduzione al concerto, la base registrata di un pezzo in francese, che poi si trasforma nella sfuriata di Gareth Sager sulla tastiera e quindi nella denuncia urlata di Mark Stewart ripresa dagli echi digitali, quel "We are all prostitutes!" (…" ognuno ha il suo prezzo … il capitalismo e' la piu' barbara delle religioni" …) che nel 1980 la Rough Trade incideva su un singolo a 7 pollici (assieme a un rapporto di Amnesty International sulle torture dell'esercito britannico nei confronti dei prigionieri nord-irlandesi 'messo in musica' dalla band). Il funk che si avvia subito dopo sostenuto dalla batteria di Bruce Smith e dal basso di Dan Katsis, e' disegnato dai riff della chitarra aggiunta di Alexi Jones incrociata con quella, occasionale, ancora di Sager. Sager tra tastiera e chitarra non trova il tempo per le sfuriate di sax tra free e dissonanza che squassano la versione originale del pezzo, che invece, tra pieni strumentali e vuoti riempiti dalle ondate di dub provenienti dal mixer e dal rack effetti (manovrati da Adrian Sherwood, il Re Mida del dub bianco, cosi' e' annunciato) arriva alla fine in crescendo di intensita' per poi stopparsi sui colpi di fischietto di Stewart medesimo.
Il funk sparisce però, o perlomeno non si fa piu' riconoscere, nella successiva Colour blind, la canzone per definizione del Pop Group, originariamente addirittura orecchiabile, con cantato quasi melodico. E che invece diventa quasi irriconoscibile, se non fosse per il ritornello, che ne era la parte piu' dura e adesso al contrario e' quella piu' distinguibile tra gli strati di suoni che ne alterano e sconvolgono la struttura finora conosciuta. Un funk duro e carico di dub, che si condensa a tratti in botte di suono, torna invece in Thief of fire, altro standard della band, a cui segue una Trap in cui la cassa della batteria 'in quattro' (il classico 'tunz-tunz') supporta la performance vocale esasperata e ulteriori ondate di echi, reverberi, loop e dissonanze.
Kiss the book, funky gia' di suo, scorre via regolare e lascia il posto a Sense of purpose, quasi delicata ogni tanto, con arpeggi di chitarra e giri di pianoforte che pero' poi lasciano spazio a salite e discese di intensita' e dissonanze di strumenti e voce che sfociano in un finale reso ancora piu' apparentemente 'caotico' dalle solite manipolazioni da mixer.
Mark Stewart non e' piu' un giovane performer (e non fa niente per nasconderlo), come anche gli altri componenti della band (a eccezione del chitarrista aggiunto, giovane per davvero invece), ma la sua prestazione vocale non e' al risparmio : e nemmeno quella scenica, tanto da dover ridurre progressivamente l'abbigliamento e restare alla fine in maniche di camicia. Non si risparmia nessuno poi in She's beyond good and evil, altro classicissimo, dove sono concentrate e a tratti anche esasperate tutte le sonorità presenti a turno nei pezzi suonati in precedenza. Il 'tranquillo' funk iniziale della seguente Forces of oppression, nel finale invece va a pezzi grazie al furioso sax soprano di Gareth Sager, che passato attraverso un pedale lancia frasi e suoni laceranti attorno a cui gli altri strumenti (e anche la voce) si lasciano andare a ritmi e linee apparentemente disordinate e autenticamente free.
Tornata la calma parte quindi il riff chitarristico di We are time, che si altalena tra fasi di relativa tranquillità e accelerazioni collettive trainate dal tono gridato al limite dell'isteria di Stewart ("Time is within you, shine through your eyes, we'll kill the word, black letter lies - Lies lies lies lies lies") e che come ultimo pezzo porta diritto ai saluti. Il bis, ovviamente richiesto dal pubblico, arriva sotto forma di We are all prostitutes in versione dub, con ancora la cassa della batteria 'in quattro' una spanna sugli altri strumenti (assieme a basso) e fiotti di eco-riverbero-loop e altro che vanno e vengono, anche sovrapponendosi alla voce fino a inghiottirla. Poco dopo la mezzanotte il Pop Group lascia il palco.
E il dubbio sulla reale prospettiva del suo ritorno fatica a trovare conferme in un senso o nell'altro. Performance di buon livello, meno urticante ed esasperata rispetto allo stile che veniva fuori nelle incisioni di 30 anni fa: ma da allora non pochi sono stati i musicisti che hanno contribuito ad alzare il paletto del conflitto trasformato in estetica e forse le nostre orecchie si sono abituate anche ad altro e di piu'. Ma del ritorno della band piu' politicizzata e intransigente del post-punk inglese non puo' importare solo la cifra stilistica: deve pure rilevare la motivazione a cui la musica si ispira e fornisce nel contempo supporto e sostanza. A fine anni '70, dissonanze, esasperazioni, rimiche isteriche, esprimevano una critica e una reazione “feroci” al sistema economico e sociale, ai soprusi sui singoli e alle violenze sulle masse praticate dal potere per mantenere quel sistema cosi' com'era. Oggi gli eserciti, anche quello inglese, torturano ancora i prigionieri, il capitalismo è più spietato di prima, le lettere nere sui giornali continuano a mentire. Ed e' sempre ancor necessario vivere il tempo attraverso i propri occhi. I presupposti ideologici di partenza per un nuovo-vecchio Pop Group saranno quindi gli stessi o si svilupperanno altrimenti?
Il suono live del 2010 discendente da quello del 1980, è solo la base da cui poi andare oltre, anche in direzioni diverse, per essere un ancora più moderno supporto a una rinnovata e approfondita radicalità di idee? Il concerto non e' stato sufficiente per farcelo capire.
Mr. Mark Stewart in proposito potrebbe dirne di piu'. Finito il concerto e diradatasi la folla, qualcuno balla su ritmi simili a quelli suonati sul palco fino a poco prima: e lui si unisce per qualche minuto. Ma a una mail dice che risponderebbe. Trenta anni fa non sarebbe stato possibile.
Claudio Decastelli


(fotografie di Enrico Laguardia)

LIVE VIDEO, by Enrico Laguardia
The Pop Group "We are all prostitutes", live in Torino 10/9/2010


altri video:
Sense of Purpose Live (London, The Garage, 11/09/2010)
The Pop Group - Amnesty Report on British Army Torture
Boys From Brazil
Rob a Bank
Kiss the Book

sito ufficialehttp://thepopgroup.net

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