venerdì 10 settembre 2010

LIVE REPORT: THE MORLOCKS, Torino, United Club 1 settembre 2010 (by Claudio Decastelli)

Alle 23.30 i Morlocks salgono sul palco dello United Club di Torino, prima tappa della tournée europea e seconda di quella di presentazione del nuovo cd “... play Chess”, iniziata con il concerto del 25 agosto a Los Angeles.
Salgono sul palco e attaccano uno strumentale, ma senza Leighton Koizumi. Mi chiedo: ma loro sono i Morlocks? O sono solo la band che accompagna Koizumi? Dopo qualche decina di secondi entra anche lui, personificazione vivente e attiva del garage-punk, unico rimasto della formazione che nel 1985 registrava Emerge e da allora sua (inquieta) anima. Dopo che l'intro iniziale si trasforma rapidamente in un solido riff ricavato da quello su cui cantava e suonava Sonny Boy Williamson, con voce per niente implorante Koizumi attacca Help me, del grande armonicista e secondo brano di “... play Chess”. Il tono della sua voce esprime già da solo il modo differente di interpretare, rispetto al blues originale, quella richiesta di aiuto: modo che, applicato ai suoi e agli altrui pezzi, e' diventato negli anni suo personale marchio di fabbrica, il marchio Morlocks.
E la band? Lo segue: non e' facile essere all'altezza di un tale marchio, bisogna essere tagliati e averci preso abbastanza confidenza. Ma mano a mano che i pezzi si susseguono, che la confidenza la abbiano presa si sente. Sitting on the top of the world, altro standard Chess rivisto e Burn me out, dal penultimo cd "Easy listening for the underachiever" scaldano mani e muscoli a sufficienza per una Killing floor di Howlin' Wolf, sempre brano Chess, cosi' diversa dall'originale e cosi' potente, live ancora di piu' che registrata, da non poter essere che il risultato del lavoro dei Morlocks, non solo di "Koizumi e della band che lo accompagna".
Racconta al LA Week Larry Pops, il chitarrista con la Rickenbacker e tanti ricci in testa, che prima di registrare "Morlocks play Chess" hanno ascoltato anche fino a 50 cover di ogni pezzo (tante ne esistono per alcuni), ne hanno poi suonate anche fino a 5 proprie versioni diverse e alcune poi le hanno pure totalmente riarrangiate, per sentirsele comode: un grosso lavoro di gruppo, che ha fatto maturare un suono loro e collettivo, dei Morlocks.
Suono che ovviamente non puo' che essere indirizzato dalla personalita' di Leighton, alla quale per forza gli altri della band fanno riferimento. Cosi' se lui si contorce, percorre il palco su e giu', salta, fa roteare l'asta del microfono, gli altri non sono da meno, trasformando anche in espressione corporea l'andamento dei suoni che escono dagli strumenti e dalla voce. Ma tutto con professionale controllo del risultato, nella resa dei pezzi non ci sono sbavature, approssimazioni, gigioneggiamenti a copertura . Alla batteria Marky Arnold e' solido ma vario, per niente scontato nei ritmi, il basso di Joe Baluta (portato a un'altezza che da noi i rocker non osano) lo segue e integra, non limitandosi sempre alle note fondamentali. Le chitarre di Pops e Nic Jodoin (che e' anche produttore degli ultimi due lavori in sala di registrazione) si alternano nell'accompagnamento e nei riff, ma anche si sovrappongono e in modo tutt'altro che disordinato. Anzi, gli intrecci sono efficacissimi, mai alla ricerca dell'effetto e la tecnica viene usata per la resa dell'esecuzione: il risultato e' un suono potente con dietro un lavoro di precisione. Su una base cosi' costruita, frutto delle scelte dei musicisti fatte da Koizumi e degli anni di attività comune (sostanzialmente la formazione attuale si e' formata nel 2007, ha registrato "Underachiever" l'anno dopo e da allora è sempre stata assieme), il repertorio recente dei Morlocks scorre sul palco dello United in un flusso regolare e quasi ininterrotto, che fa sudare chi suona e anche quella parte di pubblico che, nella migliore tradizione, si salta addosso (non metaforicamente) nei pezzi piu' movimentati. Sfilano quasi tutte le tracce di “... play Chess” (soprattutto nel finale), a tratti ancora piu' determinate che non sul cd, metà di "Underachiever" (tra cui la cover Teenage Head, le loro Dirty Red e Sex Panther, killer-song con gli attacchi che live valgono il doppio), qualche pezzo nuovo (troppo poco un ascolto per dirne qualcosa) e una Born Loser che chiude i due bis.
Dopo oltre 20 pezzi i Morlocks (non “la band di Koizumi”) lasciano il palco, inseguiti da qualche rompiscatole che vuole parlargli. Leighton chiede 10 minuti di tregua. Nel frattempo Nic Jodoin sopporta sorridendo (e bevendosi una birra) spaparanzato su un divanetto fuori dalla sala del concerto, domande sulla band di sicuro per lui banali.
Poi anche Koizumi si lascia coinvolgere in una conversazione leggera, con mezzi sorrisi quando si accenna all'eta' sua e al prossimo (allora) suo matrimonio, per poi prendere di peso Larry Pops, che passava lì accanto e sostituirlo a se' stesso per continuarla (d'altronde, il leader e' sempre lui ...).

Claudio Decastelli
Gustavo Boemi, foto e video 
Enrico Laguardia,
collage e foto

Boom Boom (01/09/2010, United Club Torino, di Gustavo Boemi)
http://www.youtube.com/watch?v=uYnJurTqGe0&feature=player_embedded#!

Smockestack Lightning (da Morlocks Play Chess)
http://www.youtube.com/watch?v=FVG8BVfWYic
Help Me (da Morlocks Play Chess)
http://www.youtube.com/watch?v=bernRIPw9e4&feature=related

Dirty Red
http://www.youtube.com/watch?v=WHLXhQMu3ds&feature=related
Sex Panther
http://www.youtube.com/watch?v=usZjdUDzzyQ
My Friend the Bird
http://www.youtube.com/watch?v=LujFM85b05Q&feature=related
http://www.myspace.com/themorlocks

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