sabato 4 dicembre 2010

GARAGE PUNK - LOS SAICOS : Wild Teen Punk from Peru

Sei 45 giri registrati in Peru fra il 1965 e il 66 per entrare nel mito del rock, ma dopo più di 40 anni, perché il fatto di aver agito alla periferia dell’impero è un pegno pesante da pagare, ma adesso sembra essere giunto il momento dei Los Saicos. Il mondo musicale ispanico li ha da tempo riscoperti, non c’è praticamente band garage punk di lingua spagnola che non abbia inserito nel proprio repertorio in questi ultimi anni una loro cover e dopo la raccolta della peruviana Repsycled, il 2010 ha visto uscire dalla spagnola Munster il cofanetto con le ristampe di tutti i loro sei 45 e il cd "Demolicion! The Complete Recordings", edizioni curatissime e imperdibili.
Stimati da Iggy Pop e dai Franz Ferdinand, che durante i loro concerti spesso citano il ritornello di Demolicion, da Lux Interior e Don Letts, dai Sonics e Beck é ormai imminente l’uscita di Saicomania il documentario di Héctor Chavéz loro dedicato (bello il sito www.saicomania.com).
Il 2010 ha visto anche il 10 ottobre il loro primo trionfale concerto europeo al Funtastic Dracula Carnival di Benidorm, con fans giunti sin dall’Asia per assistere alla loro scatenata performance, mentre si annuncia l’uscita di un disco con materiale nuovo ("Viejo y infermo" è il primo titolo annunciato, che testimonia la vena ironica che da sempre caratterizza la loro musica).
Ma perché tanto interesse verso una band dalla vita tanto breve ed effimera?
La risposta sta tutta nella loro musica. E certo se si ascolta per la prima volta un brano come Demoliciòn non si può che fare un salto sulla sedia per lo stupore: ma come, una musica così selvaggia e folle nel '64 e a Lima, prima di Trashmen e Monks?
Allora il punk ha qui le sue pur inconsapevoli radici, Ramones e Damned hanno trovato in Sudamerica i loro genitori putativi? Perché brani come il citato Demoliciòn, Camisa de Fuerza, Fugitivo de Alcatraz, Salvaje, El Entierro de los Gatos hanno alcune caratteristiche tipiche delle canzoni punk: brevità, testi semplici e ribelli (“echemos abajo la estacion del tren demoler, demoler la estacion del tren"), un suono diretto e brutale, grezzo, una struttura musicale semplice che privilegia l’impatto ritmico al virtuosismo del solista, una musica che parla direttamente al corpo e invita a scuotersi e dimenarsi.
Certo l’impatto della loro musica nella Lima della metà degli anni Sessanta fu devastante, ad una musica violenta e scatenata si accompagnavano testi pieni di riferimenti a cimiteri, tombe, criminali, carceri, funerali, tombe, ospedali psichiatrici e anche le canzoni d’amore erano esplicite ai limiti del sarcasmo e della brutalità, il tutto infarcito di urla, ululati, rumori e suoni di sirene.
I loro 45, oggi ricercatissimi sul mercato del collezionismo, uscivano per la piccola etichetta Dis Perù con semplicissime copertine di carta con su scritto solo l’essenziale, non arrivarono mai a incidere un Lp. Il Perù viveva un’epoca di felice libertà, fra il 64 e il 65 Los Saicos raggiungono il loro momento di maggior successo, partecipano ai principali festival nazionali e fanno regolari apparizioni alla Tv nazionale. Poi nel 67, senza un motivo apparente, lo scioglimento e la sparizione, forse per la popolarità calante o per stanchezza o chissà, fino al revival dei giorni nostri.
Altro mistero è quello che circonda il nome, alimentato dagli stessi Saicos che danno ognuno di loro versioni diverse, le più accreditate parlano di una censura subita dal presunto nome originario di Los Sadicos, che i nostri avrebbero trasformato facendo cadere la D, o di un omaggio fonetico al film di Hitchcock con Anthony Perkins, ma anche di una storpiatura della marca di orologi Seiko o di un nome venuto fuori durante una notte passata con certe “pamperitas”. Questi misteri sulla loro storia da loro stessi alimentati testimoniano la loro natura irriverente e culturalmente sovversiva, che ne hanno fatto degli idoli fra i giovani rocchettari peruviani e non solo.
E malgrado nel 2006 una targa di marmo con i loro nomi sia stata apposta in una via di Lima frequentata un tempo dal quartetto e la municipalità li abbia insigniti della Medalla Civica, non per questo i Los Saicos, che nel frattempo sono rimasti in tre (infatti il chitarrista e coautore di tutte le canzoni Rolando Carpio Ochoa è morto di cancro nel 200), si sono fatti imbalsamare fra le vecchie glorie e anzi hanno ripreso in mano gli strumenti, facendosi anche accompagnare da alcuni fra i migliori musicisti della giovane scena peruviana; spesso suonano con loro membri dell’ottimo gruppo metal La Ira de Dios.
Ma quali sono le radici della loro musica? Senz’altro il rock’n’roll e naturalmente Elvis Presley, ma secondo Francisco “Papi” Castrillon, bassista del gruppo, elemento decisivo fu la povertà di mezzi e la necessità di trovare una strada da autodidatti, “è meglio seguire le proprie esperienze e sbagliare che seguire gli altri"; per il chitarrista e cantante Erwin Flores determinante fu la figura di James Dean e degli altri eroi maledetti che i nostri emulavano correndo come pazzi sulle macchine dei genitori e cercando poi di riprodurre in musica quella scarica di adrenalina e di ribellione, ma forse non sono estranei nemmeno quei film horror al limite dello splatter che si producevano nel mercato sudamericano.
Per “Pancho” Guevara, il batterista, la loro musica “ ...nasce dall’ignoranza. La musica bella, pulita non ci interessava, ci interessava quella ruvida, forte", se non è attitudine punk questa?
Ma se Flores quando gli si chiede del loro rapporto col punk ricorda ironico che nel '77 lui suonava salsa, Castrillon, più poetico, dichiara “siamo nonni con i due piedi nelle nostre canzoni e con l’anima che sale verso il cielo”.
A noi non resta che divertirci ascoltando oggi le loro canzoni da quella che più li rappresenta Demoliciòn a Ana, canzone d’amore dal ritmo più lento, ma sempre sul punto di esplodere grazie alla voce roca e implorante di Flores e riflettere su quanti sorprendenti tesori la meravigliosa storia del rock sia ancora in grado di restituirci dagli angoli più diversi del pianeta.

Ignazio Gulotta

Los Saicos - Demoliciòn
Los Saicos – Cementerio
Los Saicos – Ana
Los Saicos – Fugitivo de Alcatraz

Los Saicos – Ana Live 2010 Funtastic Dracula Carnival
Saicomania il trailer

1 commento:

aldo ha detto...

Si sta riscrivendo la storia, grandi Saicos!
Vorrei far notare che l'ultima foto, a colori, mostra i Belkings, altro gruppo peruviano e non i Saicos.

Rolando Carpio se ne é andato nel 2005.

saluti dalla Patagonia cilena.