sabato 11 dicembre 2010

CONTRIBUTI - We’re The Cult Band: THE FLAMIN' GROOVIES History (prima parte: 1965 - 1972)

Il nucleo originario di The Flamin’ Groovies prende le mosse dal totale ed incondizionato amore per la British Invasion di Roy Loney (voce), Tim Lynch (chitarra), Cyril Jordan (chitarra), George Alexander (basso) e Ron Greco (batteria), successivamente al basso nei misconosciuti e frettolosamente dimenticati Crime di "San Francisco’s Dooomed" e Hot Wire My Heart.
Nella San Francisco del 1965 i cinque giovani, non ancora Flamin’, lavorano al loro mix di Mersey Beat e Rock ’n’ Roll, proprio nel momento in cui queste sonorità stanno per essere ‘accantonate’ dalla maggior parte dei musicisti. Specie nella Bay Area che, nei secondi sessanta, si pone come inesauribile fucina di sperimentazioni psichedeliche portate al successo di massa da Grateful Dead, Quicksilver Messenger Service e Jefferson Airplane.
L’approccio retrò, ribadito anche dal look della band (ribattezzatasi Lost And Found dopo un breve periodo come Chosen Few), la accomuna ad altre formazioni coeve come Beau Brummels, Lovin’ Spoonful e The Charlatans, ma il combo accantona le proprie speranze alla fine dell’estate del 1966, a causa del poco interesse suscitato nel pubblico e negli addetti ai lavori.
Tuttavia con l’inizio dell’anno successivo tutto il gruppo, con la sola eccezione di Greco, si riunisce arruolando Danny Mihm alla batteria, proveniente dalla band Group B. La direzione musicale non cambia di una virgola e si colloca di conseguenza agli antipodi rispetto alle lunghe suites della Summer Of Love tanto in voga nel periodo.

Sneakers
All’inizio del 1968 i Flamin’ Groovies danno alle stampe il primo mini-Lp, autoprodotto, “Sneakers” (Snazz, 1968).
Il 10” è composto da sette canzoni, sei delle quali recano la firma di Roy Loney: sugli scudi anzi tutto Golden Clouds, I’m Drowning e Spider, unica cover il traditional riarrangiato Prelude In A Flat Afternoon In A Pud.
Sneakers presenta tutte le caratteristiche che i Groovies avranno modo di mettere a fuoco nel proseguo della loro carriera. Di stampo british, le melodie vocali (Move, High Numbers, Beatles) e l’approccio al Blues elettrico (Bluebreakers, Fleetwood Mac con Peter Green, Graham Bond Organisation), che però progressivamente si inseriscono in un background più americano fatto di Country, Boogie, Doo woop, Swing e Rock ‘n’ Roll.
La registrazione economica ma efficace, si colloca come esaltazione del Rock ‘n’ Roll suonato in diretta. A farla da padrone sono soprattutto i notevoli intrecci delle chitarre di Linch e Jordan. L’elemento ‘live in studio’ rimarrà sempre un must per il groove enfatico dei nostri; un marchio di fabbrica che permetterà loro di competere con altre grandi compagini, giunte alla notorietà per via dell’indiscussa grandezza nella dimensione live. Nonostante venga agitato come vessillo e sacra reliquia dallo zoccolo duro dei fans, soprattutto del vecchio continente, questo mini album rivela che le capacità di songwriting (del solo Loney in questo caso) sono ancora da affinare, e le prove successive avrebbero sancito un netto salto di qualità da questo punto di vista.
Sneakers se non altro ha il merito di avviare la band verso un’attività live più continua (da menzionare gli opening acts per Cream, Blue Cheer, Steppenwolf, Quicksilver Messenger Service, Big Brother And The Holding Company e Jefferson Airplane), e di procurarle l’ambito contratto discografico con una major, grazie al quale sarà possibile debuttare sulla lunga distanza con “Supersnazz” (Epic 1969).

Supersnazz
Tutt’altro che scevro di difetti e piccole cadute, l’esordio dei Groovies è ben prodotto ed impeccabilmente suonato, da una band che tuttavia non ha ancora raggiunto l’apice di tecnica e feeling che caratterizzeranno il periodo di New York con gli album per la Kama Sutra Records. Il 12” richiama atmosfere positive da high school party, commercialmente però manca il segno, dal momento che le uscite contemporanee si avviano sempre di più verso un rock politicizzato oppure molto dilatato.
Scampoli dell’ultimo psychedelic trip nelle ballate acide Apart From That e Brushfire ma, per il resto della scaletta a prendere il sopravvento è la possente vena Country, screziato Vaudeville (Bam Balam, Pagan Rachel), senza dimenticare veloci incursioni nel Rock ‘n’ Roll (Love Have Mercy, The Girl Can’t Help It, Pistol Packin’ Mama) che mettono sotto i riflettori il sapiente intreccio chitarristico. Oltre agli originali, del solo Loney o dello stesso in coppia con Jordan, "Supersnazz" presenta le cover Rockin' Pneumonia And The Boogie Woogie Flu di Huey Piano Smith; The Girl Can’t Help It di Little Richard e Somethin’ Else di Eddie Cochran in medley con Pistol Packin’ Mama così come la proponeva Gene Vincent (questo tiratissimo medley sarà più avanti preso in prestito dai glammers Slade, in una versione molto …flamin’).
Il flop commerciale dovuto al genere musicale retrò ed al look dei nostri, non propriamente baciati dal sex appeal, è suggellato dall’ orrenda copertina in stile cartone animato.
Purtroppo, l’idiosincrasia nel comprendere ed assecondare gli hype del momento si è manifestata ciclicamente, in epoche diverse, affossando ogni possibilità per la band di Frisco di giungere al vero successo.
Anzi essa stessa è diventata tratto distintivo dell’attitudine e dell’arte dei nostri, e probabilmente è proprio questa sorta di nuvoletta fantozziana che ha fatto in modo che i Flamin’ Groovies diventassero un gruppo di culto, o meglio il gruppo di culto per antonomasia.
Il periodo sotto l’egida della Epic dura lo spazio di un album, e a pochi mesi dall’uscita di Supersnazz, i Groovies nuovamente senza contratto si concentrano nell’attività live. Il tour del ’69 negli States tocca città come Cleveland, Philadelphia e Cincinnati, dove per la prima volta i Flamin’ Groovies dividono il palco con The Stooges. L’incontro con la band di Iggy Pop e dei fratelli Asheton, e con i ‘terribili 5 dalla Motor City’, lascia letteralmente esterrefatti Roy Loney e soci, che non smetteranno mai di sottolineare quanto la frequentazione con i membri delle due compagini di Detroit, abbia rappresentato per loro una vera e propria ventata innovativa, lasciando un segno indelebile per quanto concerne l’approccio al Rock ’n’ Roll più crudo.
La band cerca di ottenere più spazio nella scena cittadina, nel momento in cui questa primeggia anche sul panorama nazionale, e cerca di rilanciarsi, imbarcandosi nell’impresa della gestione del mitico locale Fillmore West di San Francisco. Questa esperienza si rivelerà un totale fallimento (gruppi più aguzzini degli stessi managers i quali, quando non si fanno fregare, scappano con l’intero incasso, con buona pace del Flower Power).
Loney, Jordan e soci, con grande disillusione e le tasche vuote, decidono che per il momento, ne hanno avuto abbastanza dell’amata California, quindi salutano il Golden Gate Bridge alla volta di New York.
Il trasferimento ha un impatto felice sui Flamin’ Groovies, che riescono ad ammodernare il loro sound e risolvere il problema della mancanza di un contratto discografico.
E’ l’etichetta indipendente Kama Sutra ad assicurarsi le prestazioni dei nostri per un biennio. Lasso di tempo durante il quale, daranno alle stampe i due Lp davvero essenziali ed imprescindibili della prima era dei Groovies, “Flamingo” e “Teenage Head”. Questi due capolavori aggiornano le prospettive della band facendo pendere la bilancia verso il Detroit sound, e lasciando alle spalle le armonie dei conterranei Lovin’ Spoonful e Beau Brummels.

Flamingo
“Flamingo (Kama Sutra 1970)”, suonato in California ma mixato nella Grande Mela, segna un notevole passo avanti rispetto a Supersnazz. Pur senza snaturarsi, la band ha preso coscienza delle ingenuità che hanno condannato l’esordio.
Le coordinate musicali sono quelle di un Rock ‘n’ Roll (che ‘morde’ di più rispetto al passato), contaminato dalle roots Blues e Country, ma la qualità del songwriting mostra un’impennata rispetto all’esordio. Anche la produzione risulta molto più a fuoco. Obiettivo primario dei Groovies in fase di registrazione, è quello di catturare la ‘migliore diretta possibile’, e questa sarà una caratteristica costante della loro attività in studio.
Per la prima volta con questo Lp si può affermare che l’obiettivo sia stato raggiunto. Tema centrale dell’opera è il Rock ‘n’ Roll, trascinante e suonato a rotta di collo: Gonna Rock Tonite, Headin’ For The Texas Border, Second Cousin (probabilmente la perla del lotto) e Keep A-Knockin’ (l’unica cover).
Il ritmo indiavolato offre una breve tregua in entrambi i lati, nel primo il Doo Wop cadenzato di Sweet Roll Me On Down, nel secondo la ballata lisergica, questa volta molto suggestiva, She’s Falling Apart, che consente di prendere per un attimo il respiro prima di gettarsi nuovamente a tutta velocità nelle montagne russe di Road House. La ristampa su cd del 1999, Buddah Records, aggiunge 6 bonus alle tradizionali 10 tracce del 33 giri. Si tratta di 2 pezzi autografi e 4 cover versions di grandi classici del Rock ‘n’ Roll, sparati al massimo e con il buon nerbo che caratterizza queste studio sessions e che attraversa l’album dall’inizio alla fine.
Tra queste, a mio avviso meritano la menzione la fedele riproposizione di Somethin’ Else di Eddie Cochran e Rumble di Link Wray.
I Groovies cercano di promuovere l’album anche nella East Coast organizzando il release party di Flamingo presso il Fillmore East di N.Y., ma la stampa non sembra particolarmente impressionata.
La band di conseguenza, attraversa nuovamente gli States da est a ovest, per prendere parte all’estremo saluto (ma sarà solo la prima di innumerevoli ‘chiusure’) al locale che era stato anche il loro quartier generale. L’epopea del Fillmore West si chiude con un’esplosiva serata che mette in fila Iggy And The Stooges, MC5, The Flamin’ Groovies e Alice Cooper. Sono in molti a ritenere che la pietra tombale del fenomeno Hippie, sia stata posta quella sera di novembre invece che nella tre giorni di Woodstock.


Teenage Head
Il 1971 vede l’uscita, ad Agosto, di “Teenage Head", sempre su Kama Sutra Records. Album concordemente riconosciuto come quello della maturità artistica; probabilmente perché il materiale autografo è tra i migliori mai realizzati dalla band e le covers non sono determinanti come in passato, in quanto a numero (2 su 9) e resa delle stesse.
I Flamin’ cercano di ampliare lo spettro delle loro sonorità, irrobustendo il groove e sposando la strada appena tracciata dagli Stones di "Let it Bleed" e "Sticky Fingers". Il tributo a Richards e Jagger (che dichiarò di apprezzare molto il blues rock dei Groovies), si evidenzia soprattutto nella prima facciata dell’Lp (High Flyin' Baby, City Lights, Yesterday Numbers).
La band vira verso il Blues di Chicago, di John Lee Hooker e Robert Johnson del quale riprendono un’ossequiosa 32-20 proposto ora con tonalità scure e distorte, la titletrack, Doctor Boogie, nelle quali risuona rocciosa la Dan Armstrong trasparente che fa bella mostra di sé in copertina imbracciata da Jordan; ora con chiari riverberi squillanti e naturali, vedi il quasi Rockabilly Evil Hearted Ada; il Folk di Whiskey Woman, dylanesco ma sempre via-Stones; oppure la travolgente Have You seen My Baby dal repertorio di Randy Newman. La ristampa in cd, nuovamente su Buddah Records, 1999, rimpolpa la scaletta con ben 7 bonus tracks. Sono però tutte cover che, se da un lato ribadiscono la perizia dei nostri nel destreggiarsi tra i classici del Rock ‘n’ Roll come Carol o That’ll Be The Day, dall’altro sconvolgono il rapporto cover-materiale originale, ma questo è il classico dilemma tra quantità e qualità.
Nonostante il buon livello compositivo, di produzione, e le buone recensioni, che accostano Flamingo e Teenage Head agli “ultimi” Stones ed agli Mc5, anche questa coppia di Lp delude ampiamente le aspettative commerciali.
Infatti vendite che ai giorni nostri garantirebbero dischi d’oro e fama perpetua, poche decine di migliaia di copie, agli albori dei seventies rappresentavano un inequivocabile fallimento.

Il 6 giugno 1971 i Groovies tornano al Fillmore West (stessa città S.F., diversa collocazione) per l’ultimo concerto con Roy Loney: in formazione anche James Farrell alla chitarra al posto di Tim Lynch (avvicendamento in seguito confermato). La performance prevede l’inserimento di nuovo materiale in scaletta, a cominciare dalla song di apertura Slow Death, che dovrebbe anche dare il titolo al long playing post Teenage head. Questo spettacolo verrà licenziato una prima volta, dalla Lolita And Eva come "Slow Death Live In Europe", e successivamente come "The Flamin’ Groovies – Bucketfull Of Brains", dalla benemerita Voxx.
La line up originaria infatti, non regge lo shock del doppio flop discografico. Loney e Lynch sono sostituiti da Chris Wilson e James Farrell, provenienti dai Loose Gravel, rispettivamente alla voce ed alla chitarra.
Sfiduciati dal pubblico di casa, i Groovies iniziano a godere di un successo di culto sempre più solido in Europa, in particolare in Francia, Germania ed Inghilterra. Qui hanno modo di pianificare (siamo agli inizi del 1972) la registrazione dell’lp “Slow Death” che però non vedrà mai la luce.
Le session gallesi con Dave Edmunds in consolle verranno pubblicate in varie bootleg versions, e solo successivamente in modo più ufficiale, con il titolo "The Rockfield Sessions". Ma questo è l’incipit di un’altra storia che, se da un lato non può non essere legata agli avvenimenti fin qui elencati, d’altro canto ne prende le distanze, come se si trattasse di una nuova vita, una nuova pianta che nasce dallo stesso humus.

Filippo Ricci
From SNEAKERS
Flamin' Groovies - Golden Clouds
Flamin' Groovies - I'm Drowning
 

From SUPERSNAZZ
Flamin' Groovies - The Girl Can't Help It
Flamin' Groovies - Bam Balam
Flamin' Groovies - Brushfire

From FLAMINGO
Flamin' Groovies - Heading For the Texas Border

From TEENAGE HEAD
Teenage Head
Flamin' Groovies - Yesterday's Numbers
Slow Death

Married Woman

Fonti bibliografiche in rete:
Wikipedia
Tabspedia
Piero Scaruffi
Rockabilly
Psychotronic

4 commenti:

aldo ha detto...

Complimenti, ho letto solo questa prima parte peró se si puó vorrei dire la mia...
opinione nettamente personale: la copertina di Supersnazz per me é stupenda e credo rifletta in un certo modo il contenuto abbastanza differente dal resto dei gruppi dell'epoca e piú ancorato a qualche anno prima...
I due album della Kama Sutra sono assolutamente fantastici, da notare che anche i Lovin' Spoonful incidevano per la stessa etichetta essendo sia loro che l'etichetta di NY e non 'conterranei' come si fa notare.
Mentre senz'altro agli esordi erano piú vicini a gruppi come i Beau Brummels e i Charlatans bisogna dire che ambi gruppi sono stati tra i primi di SF, e di strada giá ne avevano fatta; i BB in particolare avevano almeno un paio di albums alle spalle e se parliamo del 1966 erano giunti quasi alla fine...si stavano anche loro ristrutturando e avventurandosi verso altre sonoritá (vedi Triangle del 1967)che comunque sí avevano poco a che vedere col tipico 'San Francisco sound'...

Pasquale ' wally ' Boffoli ha detto...

Ciao Aldo, grazie per il tuo preciso e puntuale commento. Sto ancora aspettando qualche tuo nuovo contributo, magari proprio su Lovin' Spoonful o Beau Brummels o Charlatans...ti rifai vivo allora, torni a scrivere per noi? Sei un grande conoscitore

aldo ha detto...

magari piú avanti Wally...dimenticavo, non voglio sembrare troppo critico peró mi sembra un po' 'forzato' citare tra le influenze del loro debutto 'Sneakers' gli High Numbers...al lato dei Move e Beatles...
voglio dire che ho i miei dubbi che in USA gli abbiano mai conosciuti con quel nome, poi in pieno 1968 erano anni giá che si chiamavano The Who...

Pasquale ' wally ' Boffoli ha detto...

ok allora attendo tuoi nuovi contributi