domenica 20 febbraio 2011

BOOK REVIEWS: "A' Rebours" di Joris Karl Huysmans

Un libro sicuramente anomalo, ma per certi versi affascinante. "À Rebours" di Joris Karl Huysmans può essere visto da molti punti di vista come un passo in avanti rispetto alla presa di coscienza e ai conseguenti esiti nichilisti dostoevskiani di “memorie del sottosuolo”. In "À Rebours" il protagonista attua una coerente scelta di vita asociale e distaccata, quasi un rifugio costruito attorno alle proprie ossessioni e alle proprie nevrosi, sino alle conseguenze più estreme. Des Esseintes (questo è il nome del protagonista), è un un aristocratico, che stanco di una vita banale e di una società divenuta mediocre, si rifugia nella campagna della perifieria parigina, dedicandosi ad una vita solitaria fatta di passioni e di manie, tra opere d’arte, libri rari, stoffe finissime, pietre preziose, fiori, essenze, profumi. La sua è una ricerca raffinata ed effimera di tutto quel che si pone come artificiale in opposizione a tutto quello che è naturale. È una ricerca delle costruzioni innaturali, delle manipolazioni più eccentriche, come se la manipolazione della natura desse ulteriore senso alle cose e alla propria esistenza. Ma questa ricerca estrema nasconte una sotterranea nevrosi che porterà il protagonista ad un deperimento fisico e psicologico, oltre che ad una completa sconfitta esistenziale.
Alla fine Huysmans scorgerà la (propria) salvezza nella fede, come se la trascendenza costituisse l’esito definitivo del suo desiderio di distacco e di rottura dalla naturalità. Huysmans porta alle estreme conseguenze questa contrapposizione. Una creazione artificiale, sia essa una opera latina medioevale, un quadro di Gustave Moreau, una essenza profumata o una qualsiasi manipolazione di un oggetto naturale, è vista da Huysmans come una crescita rispetto ad una semplice creazione della natura, come se quella manipolazione fosse in grado di darne ulteriore valore, ulteriore senso. L’artificiale diviene l’innaturale. Quella di Huysmans è certamente una visione hegeliana. Ma Huysmans è anche testimone del suo tempo, di un fine ottocento di enormi cambiamenti sociali dovuti ad una industrializzazione nella quale il progresso aveva come finalità proprio il superamento della natura stessa. Oggi, di fronte al susseguirsi di inquinamenti radioattivi e chimici, di dispersioni di catrami, nafte e plastiche, di fronte ad una soglia che non è più opportuno superare, si impone la necessità di una riconversione naturale dell’oggetto artificiale, di una rinaturalizzazione dell’artificiale. Occorre rovesciare Hegel. Occorre rovesciare Huysmans.

Felice Marotta

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