lunedì 31 ottobre 2011

*SHELS: “Plains of the Purple Buffalo” (release date: 12 luglio 2011, Shelsmusic)

# Consigliato da DISTORSIONI

*shels è una band anglo-americana di post-rock con influenze progressive e folk, nata nel 2003 dalle ceneri dei Mahumodo. Dopo i positivi riscontri al loro precedente “Sea Of The Dying Dhow” (2007), gli *shels si ripresentano a distanza di quattro anni con “Plains of the Purple Buffalo”, complice la perdita di buona parte delle loro registrazioni che li ha obbligati a rilavorare sull’originario demo. Già da un
primo ascolto si percepisce che questo “Plains of the Purple Buffalo” è davvero uno splendido lavoro. L’album è strutturato come un concept,  attraverso melodie sviluppate, lasciate in sospeso e riprese in una trama narrativa davvero seducente. Senza dubbio vi è un approccio cinematografico alla costruzione del suono. Mehdi Safa, voce/chitarra leader della band, cita spesso Ennio Morricone tra le sue influenze principali, ma anche Horner, Zimmer, Philip Glass e a ritroso ovviamente i Godspeed you! Black Emperor.
Si può discutere molto sulla vicinanza di un certo post-rock al cinema. Il rock strumentale non è altro che una struttura sonora narrativa che rimanda alla visione e non è un caso che molte band post-rock dichiarano di trarre ispirazione dai film, cercando di tradurre in musica la percezione e l’emotività delle immagini, nonchè la forza diacronica del racconto.
In “Plains of the Purple Buffalo” questi elementi narrativi rimandano all’adolescenza. Le pianure dei bufali viola sono i mondi della fantasia e dell’immaginazione. Il riferimento al libro/film “The Neverending Story” di Michael Ende è più che doveroso. Se nel precedente “Sea Of The Dying Dhow” gli *shels rappresentavano il mondo reale come una barca che affonda, come un luogo oscuro avvolto dalla paura e dalla solitudine, in “Plains of the Purple Buffalo” il mondo che si oppone alla oscurità del reale è un mondo completamente immaginario. Il regno della fantasia diviene il luogo in cui rifugiarsi, lo spazio in cui ogni ragazzo deve costruire la propria individualità e lottare per costruire la fiducia nelle cose in cui si crede, per migliorare sé stesso, per superare i riti di passaggio, per vincere i dubbi e le paure del mondo reale, per non perdere mai la speranza. Definire quella degli *shels una “musica per le fiabe” non è per nulla un paradosso. C’è tutto questo in “Plains of the Purple Buffalo”: la voglia di crescere e di misurarsi (Journey To The Plains e Plains of the Purple Buffalo), la costruzione del rapporto con sé stesso (Searching For Zihuatanejo), l’euforia di fronte alla vera libertà (The Spirit Horse). L’album si chiude con la magnifica Leaving The Plains in cui a conclusione del viaggio si rievocano emotivamente tutti i flashback della vita vissuta. “Plains of the Purple Buffalo” è la rappresentazione di tutto quel che abbiamo amato e che sparisce, di tutto quel ci è appartenuto e che alla fine sfila via. Un lavoro certamente ambizioso e monumentale. Assolutamente uno dei migliori album del 2011.
Felice Marotta

*shels

Plains of the Purple Buffalo - part 2


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