domenica 11 dicembre 2011

DAVID BOWIE & FRIENDS: “Birthday Celebration: Live in NYC 1997” 2CD/DVD (Uscita: 26 aprile 2011, Immortal)

# Consigliato da DISTORSIONI

David Bowie, reduce da un delicato intervento al cuore, non è più in grado di seguire i ritmi frenetici del rock business, si ritira a 64 anni dalle scene dopo una lunga assenza; la notizia, per ora non smentita, è di quelle clamorose, ma in fondo sino ad un certo punto. Solo nel 2009 si diffuse la notizia di un nuovo album di inediti in registrazione
a Berlino che non è poi mai uscito. Chi si sente di criticare per questa scelta (a prescindere dalle condizioni di salute) un artista che è sulla breccia da 45 anni, e che tira i remi in barca dopo essere stato uno dei personaggi seminali della storia del rock, che a sua volta si sta avvicinando alle 60 primavere? Non si tratta di questioni di gusti: David Bowie, cantante, performer, songwriter, produttore, pittore, obiettivamente ha marchiato a fuoco, iconizzato con la sua eclettica, poliedrica e geniale creatività molteplici stagioni dell’arte musicale che ci sta a cuore da sempre. Altrettanto obiettivamente però bisogna sottolineare che, dopo quasi due decenni densi di capolavori senza tempo, con i suoi due buoni ultimi lavori in studio (“Heathen” - 2002 e “Reality” - 2003) Bowie ha risollevato appena il livello qualitativo di una produzione che negli anni ’90 aveva avuto degli alti (“Outside” - 1995, “Hours” - 1999) e bassi (“Black tie white noise” - 1993, “Earthling”- 1997) e nei danzerecci ’80 raggiunto i suoi minimi storici (“Tonight” - 1984, “Never let me down" – 1987). A tamponare la fitta dolorosa dei suoi fans storici per la notizia dell’abbandono delle scene giunge DAVID BOWIE & FRIENDS: “Birthday Celebration: Live in NYC 1997”, CD/DVD (come ormai di prammatica negli ultimi anni) registrato al Madison Square Garden di New York il 9 Gennaio 1997, per celebrare i suoi 50 anni. Il palco live di Bowie non è mai stato così affollato come in quest’occasione, i ‘friends’ accorsi ad omaggiarlo sono tanti ed esimi: Frank Black, Foo Fighters, Dave Grohl, Robert Smith, Sonic Youth, Lou Reed, Billy Corgan; tutti questi bei nomi rappresentano una grande attrattiva in più, soprattutto (naturalmente) nella visione del dvd, di un live registrato in modo ottimale e godibilissimo. A livello meramente uditivo qualcuno di questi ospiti illustri non è praticamente individuabile, come Dave Grohl (Seven years in tibet), i Foo Fighters (Hallo spaceboy) ed i Sonic Youth (I’m afraid of americans), mentre l’azzeccatissimo, nitido duetto canoro di Bowie con Robert Smith nella decadente Quicksand è uno dei momenti più affascinanti, come quello con Billy Corgan in All the young dudes (da brividi!) e l’insolente The Jean Genie. Di ordinaria amministrazione invece, già visti ed ascoltati più volte, i duetti con l’amato compagno di eccessi Lou Reed in I’m waiting for the man e White light white heat, mentre piacevolissime sorprese sono Queen Bitch (originariamente dedicata da Bowie in “Hunky Dory” proprio a Lou Lou), e Dirty Boulevard di Reed nella quale interviene a dir la sua magistralmente Bowie. Earthling uscì ufficialmente un mese dopo la registrazione di questo “Birthday Celebration: Live in NYC 1997”: non meraviglia quindi che sia letteralmente saccheggiato, che dei 25 brani nella scaletta dello show 7 siano tratti da un album che ne conteneva 9. Un lavoro Earthling votato a ritmi techno e jungle, che per quanto votato alla ricerca di inedite scansioni ritmiche ed atmosferiche ed allineante una band stratosferica (Reeves Gabrel-lead guitar, Gail Ann Dorsey-bass, vocals, Zachary Alford–drums, Mike Garson–keyboards), la stessa schierata nel live di cui stiamo parlando, alla fine risultò piuttosto artefatto e meccanico, quasi fosse stato concepito freddamente in provetta. Little Wonder, Seven years in tibet, Battle of britain, Looking for satellites, sono eseguite anche dal vivo con uno spaventoso, freddo rigore professionistico, difficile che l’avventuroso chitarrista Reeves Gabrels e lo stellare keyboardista Mike Garson – con Bowie sin dai tempi di “Alladin Sane” - si lascino andare in improvvisazioni in questi episodi, un meccanismo ad incastro oleatissimo. Il discorso cambia un po’ nei brani tratti da “Outside”, album antecedente di due anni: per quanto anch’essi severi, The hearts filthy lesson, Hallo spaceboy, Voyeur of utter destruction (as beauty) trasudano dal vivo la stessa umanissima crudeltà e rigore ‘industrial’ che avevano affascinato in Outside. Dove invece Gabrels si lascia andare è nella stratosferica versione di Moonage Daydream, dove la sua performance conferma a caratteri cubitali che è uno dei più grandi solisti che Bowie abbia mai avuto. Belle infine la versione acustica di I can’t read, delicata composizione ripescata dal primo album dei favolosi iper-elettrici Tin Machine, l’ansiosa Repetition (da “Lodger”) e, di prammatica, l’immortale Space Oddity, uno degli apici compositivi in assoluto di Bowie, song che non manca mai – anche stavolta – di commuovere ed avvolgere l’ascoltatore con il suo fascino d’infinitezza cosmica. Non sappiamo se alla fine Bowie ci ripenserà, ma sarà bello in ogni caso nei prossimi anni continuare a lasciarsi stordire da dischi come questo.
Wally Boffoli

David Bowie



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