venerdì 23 dicembre 2011

LIVE REPORT – “Wire” (23 novembre, Xoyo, Londra)

La serata comincia in un pub non lontano dallo Xoyo insieme ad alcuni amici. E' da diversi anni ormai che questo gruppo di persone si incontra in occasione di gigs dei Wire a Londra o in altre città, e la cosa sta diventando quasi una tradizione. Fra di noi ci si chiama per scherzo Wire-heads. Si discute velocemente se andare a vedere anche il gruppo di apertura (Talk Normal) o restare
al pub a bere qualche altra birra e andare poi direttamente a vedere gli Wire. La scelta cade sulle birre. Un paio d'ore dopo arriviamo allo Xoyo a concerto dei Talk Normal quasi finito. Ascoltiamo giusto un paio di canzoni, che sembrano comunque indicare che difficilmente diventeranno uno dei nostri gruppi preferiti. E' il primo concerto che vedo allo Xoyo. E' pienissimo, ma è anche decisamente più piccolo di altri posti in cui li ho visti suonare recentemente, per esempio lo Scala. Breve pausa e salgono sul palco i quattro: Colin Newman, Graham Lewis, Robert Grey e il "nuovo" chitarrista Matt Simms, che ha sostituito l'anno scorso l'ex-Laika Margaret Fiedler nell'arduo compito di non fare rimpiangere Bruce Gilbert. Primo pezzo, prima sorpresa: Ally in Exile, mai registrata in studio e presente solo sul doppio LP del 1981 “Document & Eyewitness”. L'inizio sembra già confermare i rumours raccolti nel pub, e cioè che il set dovrebbe contenere molti brani che in teoria avrebbero dovuto far parte del mai registrato quarto album su EMI, l'abortito seguito della classica trilogia “Pink Flag”- “Chairs Missing” – “154”. E infatti dopo una velocissima Another the Letter si prosegue con altri due inediti dell'epoca: The Spare One e B/W Silence (cioè la versione dei Wire del pezzo Lorries, che abbondantemente rimaneggiata sarebbe poi finita sul solo di Colin Newman "Not To").

Riusciamo nel frattempo ad arrivare verso il centro del locale, dove vediamo alcuni volti noti: fra questi la moglie di Colin Malka Spigel, Robin Rimbaud/Scanner e Alexander Balanescu che in una breve chiacchierata tra un pezzo e l'altro mi dice di essere anche lui fan dei Wire. Del resto è da sempre una costante della storia di questo gruppo quella di essere magari non popolarissimi in termine di dischi venduti, ma beniamini di un gran numero di colleghi musicisti . Il numero di artisti che hanno suonato o registrato cover versions dei Wire è enorme e variegato: Big Black, Henry Rollins, Minor Threat, My Bloody Valentine, R.E.M., Guided by Voices, Fisherspooner, Godflesh, Lush, The Feelies, Boss Hog,Band of Susans, Therapy?, Yo La Tengo, Lee Ranaldo, Mike Watt e la lista potrebbe continuare a lungo. Il concerto continua alternando pezzi dall'ultimo album “Red Barked Tree” a vecchi classici come Map. Ref. e Drill. Giusto un paio di pezzi da Red Barked Tree (Smash e Clay, per esempio) non reggono del tutto il confronto con il resto della setlist, ma è un peccato minore che si fa dimenticare velocemente. Quindi altri due inediti dal fantomatico "quarto album": Part of Our History e Witness to the Fact, seguiti da quello che è sicuramente uno degli highlights dell'intero concerto, una tiratissima Two People in a Room suonata a velocità incredibile. Robert Grey continua a essere una roccia nonostante l'età e Matt Simms dimostra una volta di più di essersi ormai calato perfettamente nella parte che era di Bruce Gilbert. C'è davvero da sperare che Matt venga coinvolto nella registrazione del prossimo album. La prima parte del set si conclude con la splendida versione "lenta" di Underwater Experiences, altro inedito post-trilogia e finora pubblicato solo in versione demo nella raccolta di rarità “Behind the Curtain”.

Breve pausa e i nostri tornano sul palco per altri due pezzi conosciuti dal live “Document & Eyewitness”: 5/10 e la versione veloce di Underwater Experiences. Sia questi due che tutti i precedenti pezzi inediti del set sembrano molto più sviluppati delle versioni live o demo del periodo 1979/1980. Sembra che ci abbiano lavorato parecchio su negli ultimi tempi, a conferma di un altro rumour raccolto nel pub, e cioè che il prossimo disco degli Wire potrebbe contenere proprio i pezzi che in origine erano previsti per quel quarto album che mai registrarono a causa del conflitto con la EMI che portò al loro primo scioglimento nel 1980 (si riformeranno poi nel 1986 pubblicando prima l'EP “Snakedrill” e poi l'anno dopo l'album “The Ideal Copy” che diede vita alla fase comunemente definita Wire mk II, quella dei dischi su Mute Records). Altra breve pausa, quindi secondo bis con una Adapt gradevole ma anche lei non del tutto all'altezza del resto del concerto, e finale classico con Pink Flag, title track del primo album del 1977, qui in versione allungata e seguita da una coda di feedback e rumori vari. Mentre Matt fa roteare la sua Fender Jaguar davanti all'amplificatore Graham si diverte a fare rumoracci sul minuscolo Korg Monotron e Colin smanetta addirittura un iPad. E' la fine. Le luci si accendono. Ci sarà ancora tempo giusto per un pò di small-talk con gli altri Wire-heads e con la band, prima di passare al backstage dove avrò modo di discutere a lungo con Graham della appena pubblicata “Dome Box”, che raccoglie i cinque album dei Dome, vecchio progetto di Graham Lewis e Bruce Gilbert. In particolare i primi quattro album del periodo 1980-1983 sono autentiche gemme e come si dice criminally overlooked. Editions Mego li ha appena ripubblicati tutti in una lussuriosa confezione vinile remastered, e Graham ne è visibilmente contento. La bella serata (ormai diventata nottata) si conclude discutendo di quello che negli ultimi tempi sembra diventato uno dei musicisti preferiti sia di Colin Newman che di Graham Lewis: l'italiano Teho Teardo, musicista di lunga data e da diversi anni compositore di splendide colonne sonore per film come Il Divo, Il Gioiellino, L'amico di Famiglia, Una Vita Tranquilla etc. Teho ha registrato recentemente sia con Colin e Malka che con Graham. Possiamo solo essere curiosissimi di ascoltare cosa verrà fuori da accoppiate di questo calibro. Bye bye Wire e a presto.
Fabius 66


Foto 2-3-4 di Myriam Bardino




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