giovedì 8 dicembre 2011

PEARL JAM - LIVE REPORT: 18 febbraio 1992, Il Sorpasso Club, Milano - Intervista a JEFF AMENT

In sincronia con l’uscita del DVD/2 CD “PJ 20” a celebrare il ventennale dell’uscita di”Ten”, Distorsioni è lieta di offrirvi la cronaca di uno dei memorabili concerti dei Pearl Jam a ridosso di quella uscita seminale, appena sei mesi dopo: si tratta del primo concerto in assoluto dei Pearl Jam in Italia. E’ la nostra inviata a Londra Myriam Bardino a raccontarcelo in maniera vibrante, insieme a una galleria di foto scattate da lei in quell'occasione. Ciliegina sulla torta,
in esclusiva per Distorsioni, una sua intervista ante-concerto con il bassista dei P.J.,  Jeff Ament. A venti anni da quei fatti il tutto assume un rilievo storico non indifferente. Buona lettura e buona visione (wally boffoli)

Il concerto: 18 Febbraio 1992, Il Sorpasso Club, Milano
Del potenziale dei Pearl Jam anche in Italia se ne erano accorti in molti, quando vennero per la prima volta a suonare in un club di Milano in via Principe Eugenio: Il Sorpasso. Cosa sia diventato il club non saprei, forse chiuse qualche mese più tardi “Ten” era uscito solo da sei mesi in Europa: il seminterrato del Sorpasso poteva accogliere sì e no un centinaio di persone ma quella sera, stipati, eravamo almeno in trecento. Erano gli anni in cui si fumava ancora nei locali e c’era una totale mancanza di ventilazione e d’ossigeno. Anche se fuori era una fredda giornata di Febbraio la temperatura nel corso della serata divenne tropicale. Mi sembra di ricordare che il concerto fosse gratuito, uno showcase in promozione dell’album e mai gli organizzatori si sarebbero aspettati una calca simile. In molti rimasero per ore a fare la coda fuori dal locale, nella speranza di poter entrare. Nonostante un mal di gola di Eddie Vedder che rischiò di far saltare il concerto, i Pearl Jam, quella sera esplosero sul piccolo palco del Sorpasso quasi sommerso dalla folla. Release fu la canzone d’apertura e già dalle prime note fu chiaro che i Pearl Jam sarebbero entrati nella storia della musica. Dal secondo pezzo Even Flow, ci si rese conto dell’andazzo della serata. Nonostante l’ammasso di gente, il pubblico creava delle pericolose onde umane e spingeva a più non posso in tutte le direzioni per soddisfare la sua sete di musica. “Attenzione amigos” ci esortava Eddie Vedder ma il pubblico imperterrito continuava a spingere. Dopo Once Eddie chiede ai fotografi di lasciare la sala, preoccupato per la situazione fisica nella quale si trovavano a lavorare. Non per questo il concerto rallenta i ritmi e i Pearl Jam continuano ad estrarre foga e fuoco dai loro strumenti. Dopo State of love and trust (allora solo un demo), la tanto attesa Alive. Eddie Vedder sale sugli amplificatori ma si accorge che il soffitto e’ troppo basso e cerca di farsi spazio verso la folla. La pericolosa onda umana continua. Per calmare gli animi segue la stupenda Black subito incalzata da Deep e scusandosi con la folla della situazione un po’ troppo claustrofobica, Eddie Vedder ironicamente aggiunge che e’ la sala più grande nella quale abbiano mai suonato. Si continua con l’incisiva Why che non fa di certo acquietare il pubblico. La temperatura sale, gli amplificatori vacillano e alcuni dei presenti si offrono volontari per tenerli un po’ in equilibrio mentre si aspettano i rinforzi dell’addetto al palco. Dopo Porch, per calmare un po’ la situazione inaspettatamente i Pearl Jam eseguono una mini jam session di due minuti. Sul giro di basso funkeggiante di Jeff Ament, Eddie Vedder improvvisa “I want you all to be happy – Attenzione Attenzione Attenzione- I want you all to be happy” quasi in premonizione di quello che succederà qualche anno più tardi a Roskilde, dove la marea umana travolge e uccide nove persone durante la loro esibizione. Dopo la delicata Jeremy, Eddie chiede al pubblico se qualcuno conosce uno spazio più grande per finire il concerto, forse nel salotto di qualcuno. Eddie sceglie di ignorare l’invito del pubblico e i Pearl Jam incalzano subito con Breath e Scream (anche questa allora solo demo) e poi salutano il pubblico. Il richiamo per i bis non si fa attendere molto e ritornano sul palco con la loro corrosiva versione di I’ve got a feeling dei Beatles: poi Eddie Vedder intona Hunger Strike dei Temple of the Dog, diventata famosa per l’incredibile duetto con Chris Cornell. Impossibile per il pubblico resistere ad unirsi al coro ma dopo un minuto si attacca con Leash, un assaggio del prossimo album a venire “Vs.”. Uno degli amplificatori non regge più e vacilla sul pubblico ma nessuno e’ fortunatamente ferito. Riemergiamo dal Sorpasso con i nostri corpi ancora trasudanti vibrazioni, consapevoli di essere all’inizio di una delle pagine più belle del rock.
Myriam Bardino

L'intervista
Nel pomeriggio, durante il soundcheck, ebbi occasione di intervistare il bassista dei Pearl Jam, Jeff Ament.
Myriam Bardino (DISTORSIONI)- Sono curiosa di sapere come avete registrato “Ten”
Jeff Ament - Nel passato (ndr.qui si riferisce a progetti precedenti Green River e Mother Love Bone) quando registravamo dischi, sprecavamo un sacco di tempo per assicurarci che tutto fosse perfetto: il produttore, lo studio, il personale. Per “Ten” volevamo che il disco fosse istintivo e abbiamo deciso di registrarlo nello stesso studio dove registravamo i nostri demo e con lo stesso produttore: Rick Parashar. Sicuramente sono venute alcune difficoltà ma per noi era importante che il nostro primo disco fosse il più possibile vicino al nostro suono live perché era quello che volevamo comunicare in quel momento. Eravamo un gruppo, formato solo da tre mesi, avevamo venti pezzi e volevamo documentarli, metterli su un disco e partire in tour. Quando incideremo il nostro secondo disco, ci conosceremo un po’ di più e sicuramente avremo delle idee migliori, sarà molto meglio di questo. Oramai questo disco e’ stato pubblicato e sta andando meglio di quanto potessimo immaginare. Inoltre ci ha dato l’opportunità di suonare un po’ dappertutto e ne sono felice.

Avete firmato per la Epic e venite anche da Seattle, c’e’ qualcosa che vi accomuna a gruppi come Screaming Trees, anche loro su Epic. Pensi ci siano similarità tra voi e il vecchio e nuovo suono di Seattle?
Con gli Screaming Tree e Mindfunk (ndr. I Mindfunk erano di New York) che sono due gruppi sulla Epic che rispettiamo e ammiriamo, condividiamo lo stesso background. Anche loro hanno suonato in gruppi punk-rock come noi, ma penso che la loro direzione musicale sia un po’ diversa dalla nostra, soprattutto quella dei Midfunk che sono prettamente metal. Non so ancora spiegare il genere di gruppo che i Pearl Jam siano, penso che stiamo ancora cercando di esplorare il nostro suono e capire cosa sia. Riguardo alla scena di Seattle, ascolto piuttosto i nuovi gruppi, specialmente i Soundgarden. E’ stato per me interessante vederli crescere durante questi anni e raggiungere qualcosa di musicalmente spettacolare. Anche altri gruppi stanno facendo cose interessanti come Nirvana, Mudhoney, Poor Babies e altri, ma non passo tutto il mio tempo ad ascoltare i loro dischi, anche perché ascolto molto jazz e altre cose più heavy come i King’s X.

Niente blues?
Quello patito di blues e’ Mike il nostro chitarrista. Penso, anzi, sia quasi esclusivamente quello che ascolti.

Pensi ci saranno altri episodi di Temple of the Dog, il vostro progetto con i Soundgarden?
No, non ci sono progetti per un altro disco. “Temple of the Dog” e’ venuto fuori in un certo momento in cui trovammo l’ispirazione per fare un disco e suonare con altre persone: al momento penso che il nostro gruppo ci occuperà molto per i prossimi mesi ma, se fosse possibile, non mi dispiacerebbe trovarci tutti assieme per suonare

Hai suonato con Green River, Mother Love Bone e adesso Pearl Jam. Che differenze hai trovato nei diversi gruppi?
Ho trovato molte differenze. Con i Green River abbiamo imparato a suonare gli strumenti, quindi lo facemmo quasi per puro divertimento. Pagammo quasi tutto di tasca nostra: il disco e il tour. Alla fine Mark (ndr.si riferisce a Mark Arm che fonderà più tardi i Mudhoney) voleva fare delle cose diverse da noi e lasciammo il gruppo, avevamo portato avanti il progetto fin dove potevamo. Subito dopo ci furono i Mother Love Bone e nel gruppo c’erano definitivamente delle cose che non andavano nel senso giusto, non c’era molta alchimia tra di noi: anche se pensavamo che fosse incredibile suonare in gruppo dove tutti avevano delle forti e diverse personalità questo aspetto giocò anche in nostro sfavore perché c’erano molti problemi legati soprattutto a dei problemi di ego. Quindi anche prima della morte di Andy (ndr. Andy Wood, il cantate dei Mother Love Bone morto per overdose a 24 anni e prima dell’uscita del loro primo disco “Apple”) le cose non andavano per il verso giusto: in quel momento era il gruppo in cui avevo voglia di suonare ed esplorare la musica, anche se il peso dei problemi mi rendeva a volte difficile trovare l’energia necessaria. D’altra parte, tutte queste esperienze ci fecero capire quello che veramente volevamo, come farlo, come andare in tour e registrare dei dischi, e anche capire tutte le altre dinamiche che si creano all’interno di un gruppo.

Molti critici vi hanno indicato come la “next big thing” dopo il successo dei Nirvana. Cosa ne pensi?
Beh c’e’ sicuramente qualcosa da dire sul numero di dischi che stiamo vendendo e il tour sta andando molto bene ma, per questo, non ci montiamo la testa. Penso che continueremo a fare dischi e a fare concerti e per quel che riguarda la stampa, effettivamente si sta facendo molto rumore su questo paragone: Nirvana – Pearl Jam. Ma e’ ridicolo perché facciamo delle cose diverse e ci vogliono solo accomunare perché veniamo dalla stessa area.

Un po’ come se vi accomunassero a Jimi Hendrix
Esattamente

Come avete filmato il video di Alive?
E’ stato girato a Seattle in un club (ndr. il club RKCNDY), con il pubblico composto per lo più da nostri amici e moltissimi altri fans. Quello che volevamo era solo un video del nostro “live”. Anche l’audio del video e’ un po’ come la nostra versione dal vivo. Per il nostro primo video volevamo che fosse semplice come un concerto con la partecipazione del pubblico. E ha funzionato abbastanza bene. E’molto naturale in un periodo in cui la musica che ci circonda e’ un po’ falsa.

Parlando dei concerti dal vivo, come sta andando il vostro primo tour in Europa?
E’ molto strano, il pubblico e le reazioni sono diverse in ogni paese. Siamo stati in Scandinavia per tre giorni, poi a Amsterdam. Parigi, Madrid e adesso qui . E’ tutto cosi diverso nel lasso di poco tempo.

Cosa ti aspetti da stasera?
Mah, le uniche informazioni che ho sul pubblico italiano vengono dai Soundgarden quando vennero qui in tour

Ah sì, il tour sfortunato
In che senso sfortunato?

Beh il batterista s’e’ beccato l’appendicite
Ah sì, pensavano fosse l’appendicite ma in realtà si trattò di un’intossicazione alimentare ma prima di quell’episodio mi hanno detto che hanno avuto una gran bella accoglienza dal pubblico italiano. Generalmente non avevamo molte aspettative sul tour Europeo ma finora la risposta del pubblico e’ stata così intensa che per noi e’ veramente una gran ricompensa.

Quali sono i vostri progetti futuri?
Finiremo il tour a metà Marzo, poi una settimana di pausa a casa per poi iniziare un tour di due mesi e mezzo negli Stati Uniti. Dopo un’altra settimana di pausa, verremo di nuovo qui in Europa per dei festival e poi il tour in Australia, Lollapalooza in America e poi penso saremo nel periodo di Agosto/Settembre e avremo abbastanza materiale per un’altro disco.

Pesante la vita del musicista, vero?
Certe volte ti senti stanco ma in confronto a quello che stiamo vivendo, ne vale veramente la pena. Tutto sta andando così bene, il disco, il tour, l’accoglienza. Quindi se veramente mi dovessi sedere un attimo e analizzare la situazione, penso che non potrei chiedere qualcosa di più. Anzi sì, mi piacerebbe avere più tempo per visitare meglio le città o i paesi nei quali siamo in tour. Per esempio sono in Italia ma non avrò tempo per visitare né Roma né Venezia ma ritornerò presto.

E i Pearl Jam tornarono in Italia e suonarono allo Stadio Flaminio a Roma e all’arena di Verona: il resto e’ storia.
 A cura di Myriam Bardino


Foto di Myriam Bardino

Sorpasso, Milano, 18 Febbraio 1992: Pearl Jam set-list
- EVEN FLOW
– ONCE
– STATE OF LOVE AND TRUST
– ALIVE
– WHY GO
– PORCH
– ATTENZIONE IMPROVISATION
– JEREMY
– BREATH
– I’VE GOT A FEELING
– HUNGER STRIKE
– LEASH




4 commenti:

Resto In Ascolto ha detto...

complimenti: post stupendo. io posseggo ancora il vhs di quel live dove Vedder gioca a fare il Papa quando rinfresca gli astanti!

Pasquale ' wally ' Boffoli ha detto...

Grazie a te per l'apprezzamento e le belle parole (wally boffoli)

Unknown ha detto...

per precisare 4,5,6,8,9,10,11 sono foto mie (ok scattate con una macchina usa e getta, non sono una fotografa)

Unknown ha detto...

per precisare: le foto 4,5,6,8,9,10,11 sono foto mie (ok scattate con una macchina usa e getta, non sono una fotografa..)